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Canzoni Napoletane d’estate: aperti ad agosto

Canzoni Napoletane d’estate: aperti ad agosto Napulitanata rimane aperta anche ad agosto. E ora vi spieghiamo anche il perché.
Di recente sono stati pubblicati parecchi articoli, locali, nazionali e addirittura internazionali, lamentandosi su quanto Napoli stia diventando asettica e mercificata per il troppo turismo. La “turistificazione”, di cui è impossibile negare la potenza e l’aiuto economico, avrebbe reso la città partenopea un brulicare di stereotipi che non si limitano ormai alla pizza, al sole e al mandolino: si parla della sostituzione di luoghi di cultura alla costante nascita di posti culinari, i quali si arrogano tutti il diritto ad essere l’unica alternativa ad offrire la vera qualità. Si parla di quartieri che se prima erano evitati come la peste, oggi sono luoghi quasi di pellegrinaggio grazie al successo di film e serie tv; si tratta di noi autoctoni ad essere in difficoltà, perché rischiamo tanto di perdere la nostra specificità storico-culturale, quanto le abitazioni, sostituite dal continuo nascere di Air b&b e  appartamenti/hotel che a nero ed a prezzi esorbitanti, affittano a turisti che pur di vivere il quadro di Pulcinella che suona il mandolino a via Caracciolo e il santuario di Maradona, sono disposti a spendere cifre assurde.
D’altro canto però, quanto è giusto demonizzare una risorsa economica, come quella del turismo, che ha contribuito a risollevare una città, che fino a poco tempo fa era pizza, sole, mandolino, spazzatura e camorra? Come mai il turista sta assumendo sempre più l’essenza di pericolo e non di aiuto? E Napulitanata in tutto ciò, che c’entra?
Mi domando, perché rinunciare a simboli che hanno reso la mia città tale (nel bene e nel male) e me, orgogliosa di esserne figlia. La pizza è patrimonio dell’Unesco, il sole illumina uno dei panorami più belli al mondo, Maradona ha ridato speranza ad una generazione intera che per la prima volta è riuscita a vivere il calcio come sport e non come una guerra di trincea, ed io non me ne voglio vergognare. E se una parte del popolo, aiutata dall’assenza delle istituzioni, se ne approfitta, è doveroso ricordare che vi è anche l’altra parte, del popolo.
Esistono realtà alternative, dove non solo sono uniche nel loro genere, ma contribuiscono a far ricordare le virtù e la bellezza della nostra gente, della nostra storia.
Napulitanata nasce per valorizzare la Canzone Napoletana Classica, e sì, per farla conoscere ovunque, ma proprio perché patrimonio culturale così unico, non deve essere limitato ai, seppur grandi capolavori, Funiculì Funiculà e ‘O sole mio. Farla conoscere ovunque significa farla (ri)conoscere anche a noi: Napulitanata è aperta a tutti. (Ri)conoscere è necessario, quando qualcosa è annebbiato da secoli in luoghi comuni.
In questi primi mesi, ho visto mettere piede nella nostra stanza concerto, turchi, tedeschi, francesi, spagnoli, giapponesi; veneti, romani, calabresi, siciliani, napoletani. Bimbi, vecchi anziani, disabili e cagnolini. E hanno ballato la Tammuriata, battuto le mani a ‘ E Springole Francesi, commossi ad Era de maggio, incantati dalle dita di Pasquale Cirillo che, come tante zampe di ragnetto, suona Pianofortissimo, il brano più difficile di Renato Carosone.
Ho visto una parte di noi e dei turisti, non accontentarsi, accontentati, ma continuare a sperimentare, conoscere, avvicinarsi alla nostra storia si spinge oltre.
Non è vero che è tutto perduto, che la nostra identità sta sparendo. Perché esistono luoghi, come Napulitanata e con lei noi giovani che abbiamo deciso di lavorare con loro, che possiamo offrire altro: Napoli e la sua verità.
Quindi sì, ad agosto siamo aperti: chiunque non si limiti a guardare una sola faccia della medaglia, è il benvenuto.

 

Di Alessia Thomas

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