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Liberato: un viaggio nella vecchia Napoli

Liberato: un viaggio nella vecchia Napoli – Da “Liberato I” alla magica “Partenope” l’artista dal volto misterioso canta Napoli come nessuno aveva mai fatto prima. I tempi cambiano e, se da un lato è sempre un’emozione guardare indietro e mantenere legami con il passato, dall’altro è difficile negare il fascino che c’è nello stravolgere la tradizione. Liberato sembra mixare queste due tendenze, ispirandosi al tempo andato per modellarlo sulle note della contemporaneità.

Il viaggio tra le musiche e i testi di Liberato è una continua ricerca di “easter eggs” della tradizione partenopea. Come un Tarantino nel cinema, mixa generi musicali, stili e culture trasmettendo così la sua forte identità e soprattutto una vasta conoscenza della Canzone Napoletana Classica. In ogni suo brano è possibile imbattersi in versi, sonorità e atmosfere che rievocano grandi autori come Renato Carosone, Sergio Bruni e Roberto Murolo, solo per citarne alcuni.

Basta ascoltare “ Nunn’ ‘a voglio ‘ncuntra’ ” per catapultarsi in un multiverso fatto di musiche e rintocchi tipici del pop moderno che si susseguono al ritmo della Tammurriata Nera. Per non parlare dell’iconico “passanne e spassanne sotto a stu balcone”, rimando al ritornello di “Guaglione”. E se mai ci venisse in mente di schiacciare play e far partire “Partenope”… la famosa “Scalinatella” di Roberto Murolo e la Nanninella ritratta di Sergio Bruni ci porterebbero in un batter d’occhio ai tempi della Napoli che fu.

Insomma, Liberato? Un dichiarato amante della Canzone Napoletana Classica, che con “Cicerenella” e “Je te voglio bene assaje” riprende pezzi dai cimeli della storia di Napoli e ce li restituisce in un confondente gioco di suoni e ritmi.

Il “fenomeno Liberato” rappresenta una novità artistica ed editoriale della musica contemporanea. Sin dalla sua prima pubblicazione intitolata “Liberato I” ci introduce nel suo mondo e nel suo progetto musicale, che non resta circoscritto a Napoli ma si espande a livello nazionale ed internazionale.

Oggi Liberato rappresenta un’icona vera e propria, incarnando pezzi di storia napoletana e fondendoli con dettagli di vita quotidiana che riguardano ognuno di noi. La scelta di restare anonimo e di esibirsi con il volto coperto (che insieme al font utilizzato per il logo è un chiaro richiamo alla cultura Ultras partenopea) avvolgono a loro volta questo personaggio e il suo autentico progetto nel mistero.

Non si sa chi ci sia dietro la maschera, ma forse l’idea è proprio questa: che Liberato possa essere chiunque, perché chiunque può essere o sentirsi anche solo per tre minuti un vero PARTENOPEO.

 

Di Claudia di Neubourg e Carmine Laporta

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