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L’arte leggera di Pasquale Manzo

L’arte leggera di Pasquale Manzo – Napulitanata ha un potere: fondere mondi tra loro. Qui, l’universo della musica s’incontra con quelli della fotografia, poesia, scrittura, della scultura. Abbiamo la grande fortuna di interfacciarci con figure di spicco della cultura e dell’arte partenopea, e Pasquale Manzo è una di queste!
L’artista della cartapesta ci ha dato l’onore di custodire alcune delle sue creazioni nella nostra piccola sala della canzone napoletana. I tre San Gennaro, fissi sul nostro pianoforte, ammirano ogni volta i volti estasiati dei turisti che vengono ad ascoltarci.
Il San Gennaro di Pasquale Manzo non è come tutti gli altri. La leggiadria della cartapesta si mescola col senso di innalzamento verso il cielo, dando forma a qualcosa di autentico. L’identità dell’artista traspare in ogni sua singola opera, e non ci si può confondere.
L’arte “leggera” di Pasquale Manzo è una storia d’amore con Napoli, con i suoi elementi più iconici. Stravede per la sua città, e lo dimostra attraverso ogni creazione. Dall’unicità del suo Pulcinovo, alla fiammeggiante ferita nei suoi San Gennaro… passando per i Vulcani in esplosione, in ogni sua opera c’è sempre una Napoli che parla.
Abbiamo deciso di rivolgere alcune domande al magico artista della cartapesta, spinti dal desiderio di scoprire il suo approccio singolare all’arte e alla creazione. Ci è stato dato il piacere di addentrarci in questa storia d’amore, intima e senza eguali, rendendola così anche un po’ nostra.

1. Da scultore, che sensazione si prova nel dar forma a corpi e sagome in maniera tutta personale, senza badare a limiti per le proprie fantasie?
Da scultore la realizzazione di manufatti in cartapesta ti dà una grande sensazione di libertà e leggerezza.

2. Che finalità hanno le tue opere, qual è lo scopo che costituisce il motore della loro realizzazione?
Un’opera d’arte racchiude in sé il concetto che l’artista/artigiano che la realizza, cerca di esprimere.

3. Ritieni che ogni tua realizzazione debba esser resa “comprensibile” agli occhi dell’osservatore, o ti piace giocare sull’immaginazione?
L’opera dev’essere sintetica e comunicare al fruitore il proprio messaggio, ovviamente ciò non toglie che il fruitore può interpretare altri messaggi che l’autore, incosciente, può aver lanciato.

4. Sentiresti ugualmente tua un’opera commissionata e non nata puramente dalla tua fantasia?
Per esperienza personale posso dire che un’opera d’arte è sempre di chi la realizza. Il fatto che ci sia la figura di un committente è solo un elemento di stimolo e non di ostacolo.

5. Quali sono le ragioni che fanno di Napoli e dei suoi elementi più rappresentativi, la tua maggiore fonte di ispirazione?
Un artista dev’essere come una spugna: assorbire quello che l’ambiente che lo ospita gli offre, come spunto per la propria creatività. Napoli in particolare, che è un teatro a cielo aperto, è un vero e proprio scrigno da cui trarre ispirazione.

6. Con quale figura, tra quelle a cui s’ispirano le tue creazioni, ti identifichi e perché?
La figura a cui si ispirano le mie sculture è Pulcinella, rivisitato e corretto in chiave contemporanea; assume il nome di Pulcinovo, perché ha la caratteristica forma dell’uovo, da cui si canta sia nato il Pulcinella. Rappresenta il concetto di maschera dietro cui un essere umano si può celare.

7. Cos’ha influito sul tuo percorso formativo, come e quando hai capito che il tuo linguaggio sarebbe stato quello dell’arte?
Una buona manualità e l’amore per l’arte e il bello. Alla fine del mio percorso universitario ho capito che la mia strada era quella dell’arte e, dell’arte, ho fatto il mio lavoro.

8. Ci sono altre forme di espressione artistica che ti piace sperimentare oltre la scultura?
Si, ci sono altre forme di espressione artistica… come la pittura, l’architettura.

9. Se dovessi attribuire un nome alla tua arte, che ne racchiuda le caratteristiche ed il significato, quale sarebbe?
Il nome che più rispecchia la mia arte è “leggerezza”, e non c’è bisogno di ulteriori spiegazioni. La cartapesta di per sé è leggera; a questa caratteristica intrinseca della materia si aggiunge la leggerezza con cui le opere cercano di esprimere al fruitore quei concetti… spesso tutt’altro che leggeri…

10. Ogni lavoro diventa più bello e coinvolgente se ti lascia qualcosa da portare a casa. Cosa ti regala la tua professione, cosa porti con te a casa ogni giorno quando lasci il tuo studio?
La bellezza di questa professione è il portarsi dietro la gioia che lasci negli occhi, ad adulti e bambini, ogni volta che si trovano davanti alla mia arte. Quell’espressione, quel sorriso, è una carica emotiva notevole che ti sprona a produrre cose nuove.

 

Alcune delle opere di Pasquale Manzo sono esposte proprio nella nostra sala, cogliete l’occasione per venirle ad ammirare e prenotate un concerto!

 

Di Claudia Di Neubourg

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