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SEA & YOU: See you soon

SEA & YOU: See you soon – Non conoscevo la canzone ‘O mare e tu, come molte altre cose che Napulitanata mi ha aiutato a scoprire. Men che mai la versione spagnolo-portoghese di Andrea Bocelli e Dulce Pontes, proposta come finale del concerto di Sea and You tenutosi due settimane fa al teatro Galleria Toledo. L’ultimo concerto, per il quale abbiamo lavorato duramente per un intero anno, ma le ore, i giorni, i momenti spesi nel cercare di fare del nostro meglio, sono inquantificabili. Ce l’abbiamo fatta?

Quando si tratta di esperienze del genere, bisogna cercare di mantenere un equilibrio tra il professionale e l’umano, tentare di rimanere lucidi, affinché la macchina funzioni, senza dimenticare di vivere le emozioni “

“Ma ve ne rendete conto di cosa è successo?” Ci chiede qualche tempo dopo Mimmo. Per la prima volta, dopo giorni di pilota automatico, mi sono sentita costretta a fermarmi e fare un dettagliato rewind. Da tempo ci chiedevano se fossimo entusiasti per quello che sarebbe successo e personalmente, nonostante avvertissi quel brivido, avevo principalmente paura di non essere all’altezza soprattutto nei momenti difficili che sicuramente si sarebbero presentati. Ma l’idea di ricominciare a vivere con i miei compagni di viaggio un’avventura che sapevamo sarebbe stata straordinaria, era come una boccata d’aria fresca.

Se già conoscere persone nuove è difficile, figuriamoci quando si tratta di qualcuno proveniente da un altro paese, con un’altra cultura. È sempre interessante osservare la propria reazione quando si sorride a qualcuno che, anche se non parla la tua stessa lingua, sapete che in qualche modo riuscirete comunque a comunicare: attraverso la musica.

Né pioggia, vento, caldo, di nuovo vento e di nuovo pioggia hanno arrestato la nostra euforia e capacità di problem solving (approfitto per complimentarmi con tutto lo staff di Napulitanata, sempre lucido, che ha affrontato ogni difficoltà con gentilezza senza mai perdere il sorriso). Le giornate sembravano infinite, con alcuni che si sono goduti la nostra città sotto la pioggia, altri che hanno preferito rimanere al riparo ignari delle sue bellezze (anche umide), riposando. Io, invece, ho trascorso quei momenti “morti” con amici, giocando a “Nomi Cose Città” (e anche “Colore, Fiore, Animale, Frutta) e sono anche riuscita a vincere senza barare, totalizzando 605 punti.

Finalmente ho cominciato a realizzare quando, dietro le quinte, ho visto Valeria emozionatissima, andare avanti e indietro i fogli del discorso in inglese, che incrociava i passi con Mimmo, pensieroso e a testa in giù. Poi eccola salire sul palco, e io e i miei amici ci guardiamo: è davvero iniziato tutto.

Tra una prova e l’altra di tutti gli artisti, ho ascoltato per la prima volta ‘O mare e tu: ne ho percepito le note malinconiche e gli accenti diversi, cogliendo poco il significato del testo. La curiosità di sentirla interamente s’era appisolata in un angolo del mio cervello fino a poco prima dell’inizio dell’evento: sono state ore frenetiche, durante le quali quando non avevo compiti il mio corpo era afflitto dall’arteteca, e quando li avevo mi sentivo paralizzata dall’incompetenza. Ma i piedi ragionavano da soli prima che il mio cervello potesse aprir bocca, e so di aver fatto almeno diecimila passi, sempre sorridendo al fianco dei miei compagni di viaggio. Con loro non sono mancati i momenti di sana ilarità, se così vogliamo chiamarla (basta guardare il book fotografico di Marco Flaminio nel retropalco).

Ho voluto godermi prima il fado e poi il flamenco tra il pubblico. Appena ho incontrato gli artisti, ho percepito l’eleganza portoghese e la luce spagnola: con quanta dolcezza e forza si sono espressi, regalandoci la loro cultura senza farcela percepire come differenza, ma come un atto d’amore verso tutti noi. Ho scelto di essere tra il pubblico per accogliere ciò che ora definisco un po’ la mia famiglia.

Le performance che avevo solo immaginato erano lì tutte per noi, e detto da una che li sente cantare quattro giorni su sette, non ci si abitua mai al loro talento e alla bellezza della nostra Canzone Napoletana Classica. Ogni canzone e arrangiamento è stata scelta con cura non per adombrare, ma per mettere in luce il talento peculiare di ognuno di loro, in modo che risultassero, almeno in quel momento, voci e strumenti, anche quelli che hanno suonato anche una sola piccola nota, un’unica voce.

Come un’unica voce è stata la versione napoletana-spagnola-portoghese di ‘O mare e tu, Sea and You, come finora l’abbiamo conosciuta. Cantata in apertura dal grande Enzo Gragnaniello, è stata il finale di questo spettacolo straordinario. Il brano è stato suddiviso in tre parti per sottolineare la bellezza del fado, del flamenco e della canzone napoletana. Ricordandoli ora, penso con orgoglio a questo sostantivo: resilienza.

E con un pizzico di sana presunzione, credo che in qualche modo a questa resilienza, abbia contribuito anche io.

 

Di Alessia Thomas

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