+39 348 9983871

SSC Napoli e Napulitanata

SSC Napoli e Napulitanata – Parallelismi aziendali e sportivi con la mia crescita personale – Chi mi conosce sa bene quanto il mio tifo per il Napoli sia una parte fondamentale della mia vita: molto spesso gioie e malumori dipendono anche dall’andamento e dai risultati della squadra. E chi mi conosce ancora meglio, sa bene quale sia il mio parere su Aurelio De Laurentiis (ADL) e sulla sua gestione.

In linea generale il mio è sempre stato un rapporto di amore/odio e non di rado mi sono ritrovato a criticarlo per i modi e per la gestione di determinate situazioni, ad esempio non gli ho mai perdonato alcune dichiarazioni come la famosissima “quando vi ho presi dalla serie C non avevate nemmeno i palloni” o la sufficienza e il pressapochismo con cui ha gestito alcune sessioni fondamentali del calciomercato invernale (dove chi sa cosa sarebbe potuto succedere se…).

Ecco, è proprio qui che voglio fermarmi, su quel “potuto succedere se”, perché col tempo si cresce, si matura e molto spesso le opinioni e le visioni cambiano, a volte anche radicalmente. La mia esperienza col servizio civile, ed in particolare con una realtà solida e aziendale, seppur in piccolo, come Napulitanata, è stata la ragione del mio cambio di rotta su questo argomento.

Se c’è una cosa in particolare che mi ha trasmesso questa esperienza è che con i se e con i ma difficilmente si va avanti e, se lo si fa, non lo si fa nel modo giusto. Ciò che Mimmo (il mio presidente) mi ha trasmesso è l’attenzione scrupolosa alla “programmaticità”: nulla avviene per caso, fa tutto parte di un percorso, lungo o breve che sia.

Non si diventa modello vincente se prima non si crea un modello, e la storia del Napoli (recente) e di Napulitanata ne sono la massima espressione.

Per prima cosa entrambe le realtà nascono da una visione chiara, ambiziosa, rischiosa e folle.

Napulitanata nasce da un’esigenza, quella di esportare – rimanendo comunque solida sul territorio – la canzone napoletana classica, facendolo nel modo più difficile e meno scontato che ci sia, ovvero non in maniera “macchiettistica”, facendo capire che oltre alla pizza e il mandolino esistono una storia ed una tradizione secolare che non possono essere dimenticate.

Quella del Napoli è una storia simile seppur in un ambito completamente diverso: De Laurentiis non ha comprato il Napoli, in un certo senso, lo ha ricreato, acquistandolo dal fallimento e dall’abisso in cui era sprofondato per via dei debiti e della cattiva gestione del post Ferlaino.

Ed è proprio da quell’ “inferno” che il Napoli è risorto, affermandosi come una realtà aziendale e sportiva sana, costante e soprattutto come modello vincente di business.

Ed è qui che arriviamo al succo di questo articolo: la mia esperienza qui da Napulitanata mi ha permesso di aprire la mente a quella che è la cosiddetta “visione aziendale” e questo ovviamente ha cambiato il mio modo di vedere le cose. Prendiamo sempre in esempio il Napoli, la mia valutazione su De Laurentiis non si limita più al semplice “preside’ caccia i soldi” ma è una valutazione più ampia che valuta soprattutto la gestione della società. Il Napoli è da anni un modello economico che ha fatto scuola, così come nel cinema ha fatto scuola il modello produttivo della Filmauro, sempre di De Laurentiis: rischi calcolati, spese contenute, attenzione particolare alla comunicazione e bilancio sempre in attivo.

Sono queste le caratteristiche delle attività di ADL, nel calcio come nel cinema, e queste ultime le ho ritrovate anche qui da Napulitanata, dove mi è stato detto fin da subito che l’approccio lavorativo richiesto è quello di un’azienda.

Arrivato da Napulitanata ho dovuto subito fare i conti con questo approccio: il mio compito è quello del videomaker in termini poveri, e del responsabile del reparto video e fotografico nel pratico, e fin da subito avevo in mente determinati progetti da sottoporre a Mimmo, progetti ovviamente poco fattibili o per nulla sostenibili. Inutile specificare quanti ne siano stati scartati, questo perché la mia vecchia visione era una visione influenzata dai miei film preferiti e quindi progetti spettacolari, colossali e hollywoodiani; una visione che non aveva fatto i conti con la realtà e che quindi doveva ridimensionarsi. Ciò in cui mi ha aiutato Mimmo è stato accompagnarmi in questo processo, e passando da video in video realizzati per la pagina di Instagram (e per questo motivo realizzati in verticale e non in orizzontale, altro aspetto su cui ho dovuto lavorare), ho imparato ad avere una calendarizzazione dei video, a seguire una scaletta e a stimolare la mia visione adattandola al contesto della canzone napoletana.

Ed il parallelismo col Napoli sta proprio in questo aspetto: se un anno fa ero convinto che per vincere fosse necessario comprare giocatori come Cristiano Ronaldo e Keylor Navas (voci di mercato confermate, tra l’altro), De Laurentiis mi ha insegnato che non è con i nomi che si costruisce la strada per la vittoria (da ricordare la stagione di Ancelotti con annessi problemi e rifondazione). La stagione di quest’anno ne è la prova: campagna acquisti senza spese faraoniche, completa rivoluzione della squadra fatta eccezione di alcuni giocatori, propensione al rischio (fondamentale per ogni imprenditore) con l’acquisto degli sconosciuti Kvaratskhelia e Kim Min Jae per sostituire due leggende del club come Insigne e Koulibaly, ma soprattutto il coraggio di non confermare una leggenda assoluta del club nonché idolo della città come Dries Mertens, sostituendolo con una promessa italiana come Giacomo Raspadori.

Ebbene, laddove nessuno avrebbe puntato un euro, io ne ho spesi trecento e poco più per l’abbonamento (primo nella mia vita) e il Napoli mi ha ripagato e mi sta ripagando con una stagione che entrerà nella storia consacrandosi con la vittoria del terzo scudetto (primo nella mia vita anche questo), l’accesso ai quarti e quindi la possibilità di andare fino in fondo in Champions League (prima volta nella sua storia e primo nella mia vita anche in questo caso).  Ma soprattutto il Napoli mi sta regalando la consapevolezza che dalle piccole cose, quelle che passano sotto occhio, possono nascere grandi, grandissime imprese. E questo discorso ovviamente si lega anche a Napulitanata, classificata ai primi posti come attività da svolgere a Napoli su TripAdvisor, presente sulle principali guide europee e portavoce principale di una tradizione musicale secolare.

Non so dove andrò o cosa farò alla fine della mia esperienza qui da Napulitanata, mi piacerebbe sfruttare queste mie conoscenze aziendali per provare ad inserirmi nel mondo del cinema come produttore, in primis perché credo di averne le capacità (seppur ancora velate) e in secundis perché la soddisfazione di puntare su un’idea di qualcuno aiutandola a diventare realtà è qualcosa che secondo me non ha prezzo, e se poi questa si rivela un’idea vincente la soddisfazione è ancora più grande.

Quel che è certo però è che realtà come il Napoli e Napulitanata sono fondamentali per il mio presente e lo saranno soprattutto per il mio futuro.

Di Carmine Laporta

Related Posts

Leave a Comment!

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Translate »
0
preloader