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Cari lettori,

che gioia che mi state dando! grazie per tutto l’affetto con cui seguite le avventure di Gennaro Cerulli, questo super eroe un po’ impacciato venuto dal Paradiso per salvare la canzone napoletana è entrato in punta di piedi nelle vostre case, così poco avvezzo alla modernità, così incerto, eppure vi ha fatto affezionare così tanto. Lo avete fatto vostro e mi chiedete spesso quali saranno le novità delle prossime puntate. Non me ne vogliate ma non posso rivelarvi nulla, altrimenti chi lo sente San Pietro!

Scherzi a parte, sono davvero felice che sentiate così familiare il caro Gennarino, era proprio questo il mio intento, perché la canzone napoletana è cosa preziosa e lui ha solo stimolato il supereroe che c’è in ognuno di voi. Ciascuno può fare qualcosa anche solo condividendo le prossime puntate o facendo ascoltare un bel brano ad un bambino, ognuno di voi ha il potere di salvare la canzone napoletana.

Ci sarebbero anche tante altre novità in merito al successo che sta riscuotendo il nostro supereroe, ma proprio non posso rivelarvi ancora nulla. Una cosa posso e non mi stancherò di farla: devo ringraziarvi, con tutto il cuore perché è solo grazie al vostro entusiasmo, al passaparola che state creando che questo personaggio acquisterà ancora nuovi superpoteri.

E allora vi auguro una buona lettura e vi faccio i miei più cari auguri per un Santo Natale ormai trascorso e per un 2020 che possa essere ricco di tutte le cose belle che desiderate.

Grazie infinite

Eva

 

 

***

Intanto in Paradiso…

San Pietro: “Buongiorno Gennarì, allora siete pronto a festeggiare il Natale tra i mortali?”

Il nostro caro supereroe era così assorto nei suoi pensieri da non udire la Voce di San Pietro. Il volto scuro, rammaricato, guardava quella finestrella che dal Paradiso gli permetteva di vedere la sua amata città e diventava sempre più scuro in volto quando San Pietro incalzò: “Gennariiiiiiiii buongiornooooo”

Gennaro di soprassalto rispose: “Buongiorno San Pietro, scusate ma ero sovrappensiero, sì certo, sono pronto per il Natale e sono curioso di vedere a Napoli mia che succede”.

S.P.  “Gennà ditemi la verità, io vi conosco, voi avete un cruccio, un segreto, che succede?”

G.C. “Ma no Sanpiè non vi preoccupate, nessun problema”.

S.P. “Va bene, va bene, farò finta di credervi ma sappiate che mi sembrate “’O zampugnaro nnamurato” [1]ve la ricordate la canzone di Armando Gill cantata dal grande Sergio Bruni? Così sembrate voi…sconsolato sulla strada di Avellino. Gennarì io ve lo dissi prima di mandarvi in missione: Potete fare tutto TRANNE INNAMORARVI! Non vi è concesso poiché non essendo voi un mortale finireste per far soffrire l’oggetto del vostro desiderio. A meno che…”

G.C.” A meno che Sanpiè, perché esiste una possibilità?”

S.P. ”Aaaaaa Gennarì allora vedete che avevo ragione, voi siete innamorato! Non pensate a queste sciocchezze e andate sulla terra che in questi giorni prima di Natale a Napoli c’è il delirio e se nun facite ampressa nessuno vi ascolterà!”

G.C.”Non vi preoccupate non sono innamorato, arrivederci Sanpiè, ci vediamo il giorno in cui rinasce il Capo”.

 

***

Gennaro Cerulli era cotto come una pera, fino all’ultima fibra del suo essere, di una bella donna che aveva visto di sfuggita mentre passeggiava per le vie della città. Quella bella figliola se l’andava a guardare dal Paradiso ogni volta che ne aveva occasione, ma come diceva San Pietro, il suo destino crudele era chiaro: non poteva amarla. Vide Maria la prima volta che arrivò a Napoli, mentre era ancora stordito dalla sua città.

La bella sirena di un tempo in alcuni aspetti era ormai irriconoscibile: spietata, frenetica e sguaiata ma poi bastava alzare il naso e ritrovare un’edicola votiva… “ ‘A Maronna d’ ‘e rrose”[2]. Li in quegli anfratti bui tra i vicoli, tra le scalette che portano chissà dove e le grida gioiose dei bambini che squillano festose da un basso è racchiusa tutta l’identità millenaria di una città. Quella parte di Napoli, quel nucleo caldo di magma e cielo azzurro che non muterà mai, la radice magica che sostiene l’uovo di Virgilio, che protegge la città dalla peggiore sciagura: dimenticare di essere Napoli e diventare una città come tante altre.

Gennaro era affranto, aveva visto solo una volta Maria dal vivo eppure quel suo profumo di cannella e burro gli era entrato nel sangue e doveva risentirlo, doveva rivederla.

Successe proprio come accadono gli amori più belli e devastanti: in un momento in cui lui pensava a tutt’altro, in cui non era pronto, non avrebbe mai potuto, lui la vide, le sfiorò la mano che gli porgeva la tazzina rovente di caffè e a quel tocco dolce rimase stecchito, morto, fritto! Non faceva altro che pensare a lei, a quella capa piena di ricciolini color castagna e a quegli occhioni verdi allegri e spiritosi. La notte si addormentava con quella immagine di lei che quando diceva una cosa buffa arricciava il naso e si trasformava in una smorfia di indicibile tenerezza.

Ma basta, era arrivato il momento di portare avanti la sua missione, meglio mettersi a lavoro e non pensare a certe sciocchezze.

Gennaro si ritrovò sul lungomare, forse San Pietro davvero vedeva tutto e volle lanciarlo lì, nel golfo più bello del mondo per lenire la sua anima. In effetti si sentiva meglio, con gli occhi pieni di acqua salata, ma non sapeva bene cosa fare, quando si ricordò di avere un super potere. Mentre osservava quella strana folla chiassosa vide due innamorati che avevano evidentemente litigato.

Lei non lo guardava, lui ancora più sulle sue. Pareva non ci fosse nulla da fare, erano ormai distanti anni luce e allora Gennarino si ricordò del suo superpotere e provò a farli riavvicinare. Chiuse gli occhi e cercò di canticchiare nella testa un motivo caro, Vieneme ‘nzuonno, Reginella, Fenesta vascia…. Ma nulla non funzionava. I ragazzi presero a discutere e poi lui con un gesto di disprezzo si rimise la giacca e se ne andò. La ragazza rimase lì a guardare il mare con un viso così triste che a Gennarino venne giù una lacrima. Lui non aveva più i suoi superpoteri, il maleficio dell’amore stava iniziando a dare le prime avvisaglie e forse avrebbe dovuto abbandonare la sua missione, la sua città e lasciare che la canzone napoletana venisse pian piano dimenticata da tutti. No, non poteva permettere questo ma si sentiva impotente. Allora prese a vagare per le strade, salì verso Piazza Plebiscito e la vista del meraviglioso colonnato lo rese ancora più triste. “Quante canzoni parlano di questa città, quante melodie antiche la custodiscono, non posso lasciar morire la canzone napoletana, ma come posso fare ormai ho perso i miei poteri”. Mentre questi pensieri dolorosi affollavano la sua mente, quando pensava che ormai tutto fosse perduto sentì delle voci di bimbi che lo chiamavano:

“Gennarino sei tornato, vieni con noi” “Ragazzi, venite c’è Gennarino, correte!” I bambini lo travolsero in un abbraccio stretto che lenì immediatamente tutto il suo dolore.

G.C. “Bambini che fate qui, come mai non siete a scuola, quanto siete belli”

B. “Gennaro siamo andati in gita al San Carlo, adesso le maestre ci portano in un posto che ti piacerà tantissimo, vieni con noi…Maestraaaa possiamo portare anche il nostro amico?”

E così Gennaro fu letteralmente trascinato dalla gioia di quelle anime pure, del suo esercito gioioso che ancora una volta gli era venuto in salvo. Percorsero tutta via Toledo e a turno ognuno volle essere preso in braccio, sulle spalle. Chi gli tirava la giacca per mostrargli una vetrina, chi lo chiamava per fargli notare un Babbo Natale, la folla di turisti e quel super eroe tanto amato dai piccoli, nonostante fosse esausto, tornò finalmente a sorridere.

G.C. “Ragazzi ma dove mi state portando?”

B. “Gennarino vieni, questa è la prima sala stabile dove si può ascoltare la canzone napoletana, sai a Napoli non c’era un posto così e questi nostri amici coraggiosi, si sono rimboccati le maniche e l’hanno creato. Si chiama Napulitanata, ti piace?”

Gennaro rimase a bocca aperta. Si trovava in una piccola sala davanti al Museo Nazionale, sotto la Galleria Principe Umberto, che ricordava molto l’atmosfera dei Cafè Chantant. Tavolini bassi con un fiore, una candela ed il programma della serata, un pianoforte in fondo alla sala e un’infinità di cimeli, libri, ricordi sulla canzone napoletana.

G.C. “Ma allora non è tutto perduto bambini” esclamò Gennaro saltellando, “Grazie di avermi portato qui.”

B. “Vieni Gennaro, ti presentiamo i nostri amici: Mimmo, Pasquale, un altro Pasquale, Manuela, Alessandro….”

G.C. “Ragazzi ma è meraviglioso, raccontatemi la vostra storia”

Mimmo Matania, il presidente di Napulitanata che dal primo sguardo già appariva come il più giovane, ma colui che sembrava il papà buono di quel meraviglioso gruppo di artisti pieni di passione, spiegò: “Salve, benvenuto a casa nostra, questa è Napulitanata, il piccolo grande sogno di un gruppo di musicisti che amano la canzone napoletana e vogliono riproporla al pubblico con cadenza settimanale. A Napoli mancava un posto così.”

A Siviglia si sa dove andare a vedere il flamenco, a Lisbona ci sono miriadi di locali dove ascoltare il Fado ma a Napoli mancava un posto che assicurasse un palinsesto di concerti dove napoletani e turisti potessero venire a passare un’ora ad ascoltare la bella musica e così noi con molti sacrifici l’abbiamo creato”.

G.C. “Ragazzi ma è meraviglioso e poi come diceva Sergio Bruni in un’intervista negli anni ’70, bisogna puntare sui locali piccoli ma che facciano una proposta culturale mirata, un lavoro di recupero della tradizione, davvero bravi, ma fateci sentire qualcosa vi prego!”

M.M. “Certo, accomodatevi stiamo girando il video degli auguri di Natale”.

G.C. “Ah e poi lo mettete su You tiub vero? Poi lo condividete su quel coso faeisbu…faisbuc non è vero?”

“Bravo Gennarino stai imparando!” gridarono i bambini mentre si appollaiavano tutti intorno a lui sui divanetti del delizioso locale.

 

“Shhhhh 1, 2, 3” Il Maestro Pasquale Cirillo si sedette al piano, i musicisti ed i cantanti conquistarono le proprie postazioni ed iniziarono a cantare una meravigliosa versione polifonica di “Mo’ vene Natale”[3] di Carosone.

Che magia, i bambini tenevano il ritmo ed il loro entusiasmo come argento vivo si spandeva in tutta la sala insieme alle note di quei musicisti così giovani, così bravi, così preparati e seri. Gennaro pensò che forse, grazie ai bambini, grazie a questi professionisti così motivati e se avesse dimenticato gli occhi verdi di Maria, forse la canzone napoletana sarebbe stata salva. Sarebbe riuscito a soffocare quell’amore? Avrebbe forse potuto trovare una soluzione? Chissà, meglio non pensarci. Per ora preferiva farsi cullare da quella melodia tanto cara, sperare nel potere taumaturgico dei bambini, che poi è lo stesso potere che hanno il mare e la musica: un miele per l’anima capace di curare ogni ferita. Napoli aveva bisogno di tutto questo, lui era un super eroe, doveva riuscire in tutti i modi, Napoli lo meritava.

 

***

E in un attimo si ritrovò in Paradiso con gli occhi ancora sognanti quando San Pietro lo redarguì:

S.P. “Aaaaah Gennarì sempre con la testa fra le nuvole, jamm’ che siete in ritardo, oggi è il compleanno del Capo!”

 

Buon Natale e arrivederci alla prossima avventura.

Eva Sansanelli

 

DIRITTI RISERVATI

Buon Natale e Buon 2020!

? In realtà il video doveva partire direttamente col brano… ? ma i primi 45 secondi di backstage rappresentano alla grande l'allegria e l'energia che ci mettiamo per realizzare i nostri sogni! ? Buon Natale da Napulitanata! ? #canzonenapoletana #movenenatale #carosone

Pubblicato da Napulitanata su Martedì 24 dicembre 2019

 

progetto grafico: Alfredo Franciosa

[1] Armando Gil 1918

[2] ‘A Madonna d’ ‘e rrose- Filumena Marturano- Eduardo de Filippo (1946 circa)

[3] Renato Carosone 1956

 

 

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