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L’oro di Napoli

L’oro di Napoli – Parlare de “L’oro di Napoli” è qualcosa che sulle prime potrebbe sembrare facile, e per un napoletano potrebbe risultare anche scontato eppure di questo film non se ne parla mai, certo si conosce il titolo, ci si ricorda magari di qualche battuta o sketch (il pernacchio di De Filippo ad esempio) ma nessuno mai ne parla quando ci si ferma a parlare di Napoli nel cinema e nell’arte.

Eppure questo film è qualcosa che andrebbe studiato nelle accademie di Cinema e di arte in generale perché mai come nessun altro prodotto audiovisivo riesce a trasportarti a NAPOLI senza che quest’ultima ci sembri esagerata, stereotipata, cupa o troppo romanzata.

Merito sicuramente va dato agli straordinari interpreti che prendono parte alla pellicola, un cast cosi stellare che se dovessimo paragonarlo ad una squadra di calcio sarebbe sicuramente il Real Madrid dei Galacticos: Totò, Eduardo De Filippo, Sophia Loren, Vittorio de Sica e Silvana Mangano come interpreti delle varie storie, Cesare Zavattini, De Sica e Giuseppe Marotta alla sceneggiatura, Dino De Laurentiis e Carlo Ponti (due mostri sacri della produzione cinematografica italiana e mondiale) e lo stesso De Sica alla regia.

Ciò che però colpisce di questo film non è solo la mole produttiva e artistica messa in campo, ma è la messa in scena che mi ha rapito, mai come questa volta si può davvero dire che Napoli è una scenografia all’aperto e De Sica è stato mostruoso a capirlo prima di molti altri riuscendo a dare vita, voce e anima ad ogni singola strada, ad ogni vicolo, palazzo e comparsa che si vede nel film.

Ogni scena sembra di averla già vissuta o quantomeno ci risulta estremamente credibile, ogni dialogo non è filosoficamente pretenzioso e fuori contesto come si vede in Gomorra ma è un dialogo credibile che ti trasporta ancora di più nella realtà di Napoli.

Questo film è un atto di amore che De sica (napoletano d’adozione) fa verso la nostra città dipingendola cosi com’è, vera, reale, con i suoi innumerevoli pregi ed i suoi tanti difetti, e nonostante il film sia in bianco e nero la bellezza che emana riesce a far trasparire quei colori che la circondano.

Ho avuto il duro compito di parlare di questo film facendolo anche dal punto di vista musicale ovvero trovando canzoni napoletane classiche e non all’interno, e paradossalmente questo film non ne ha e sono anche sicuro di sapere perché. Perché la musica in questo film è l’atmosfera, è la gente che passa parlando davanti alla camera, gli attori che si lanciano in monologhi e dialoghi, è il suono della città (e ciò vien amplificato nella terza storia dove praticamente non ci sono dialoghi), questo perché il nostro essere napoletani è già di per sé la più bella canzone che si possa cantare ed inserire in qualsiasi film – sono sicura che la pensasse così anche De Sica -, ed io non posso che esserne innamorato.

 

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Di Carmine Laporta

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