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Festival di Napoli? Sì, ma…

Il Festival di Sanremo? No, è meglio il Festival di Napoli. Ma quale Festival? Quelli del passato o quelli che potrebbero ancora venire?

Nel periodo in cui la cittadina ligure è protagonista della kermesse musicale, l’utopia napofestivaliera cresce e i social danno voce a svariate opinioni, proposte, idee sulla rinascita di un Festival della Canzone Napoletana. Sia che si tratti di Assessori (o ex assessori), sia di (una fetta) addetti ai lavori, sia di appassionati della materia, la voce è univoca: “I media nazionali dovrebbero pensare di dedicare un Festival alla Canzone di Napoli”. Senza pensare al chi, al perché, al per come… così dovrebbe essere!

Poco importa che da qualche decennio la Canzone Napoletana dell’epoca d’oro è stata finalmente oggetto di studio accademico, da varie prospettive; poco importa che è stata scrostata da quella fastidiosissima patina agiografica che la caratterizzava. Per dire che dovrebbe tornare il Festival di Napoli, nun ce vo’ ‘a laurea, è voce ‘e popolo.

Non è da tenere in considerazione neppure che Antonio Sciotti ha dedicato un’enciclopedia ai Festival della Canzone Napoletana (1) e nemmeno che il Professor Scialò nel suo ultimo lavoro quei Festival ce li ha spiegati dalle diverse angolazioni da cui un fenomeno culturale (e mediatico) merita di essere guardato. (2)

L’importante è che ora si torni a fare il Festival.

L’esperienza Sanremese potrebbe insegnarci qualcosa. Anche l’amatissimo e sponsorizzato Festival della Canzone Italiana ha vissuto momenti di appannamento nei suoi 72 anni di storia. Per non andare troppo indietro negli anni, l’ultimo decennio è emblematico della rifondazione che la kermesse ha attraversato, prima di arrivare al successo di Amadeus delle ultime tre edizioni. Ma qual era il problema? In realtà ce n’era più di uno, ma il primo e più importante (come per qualsiasi forma di evento culturale) era aver perso di vista i destinatari. Chiaramente una manifestazione del genere necessita di un pubblico trasversale, anagraficamente e culturalmente, se no ai picchi di share non si arriva. E quindi per essere concreti, solo per fare qualche esempio, al Festival ci porti Sangiovanni e Blanco, ma anche Elisa e Ranieri. Al Festival associ il Fantasanremo. E il tutto da cringe diventa figo.

Questa brevissima e sommaria analisi non ha la presunzione di essere esaustiva, ma occorre solo a tornare al nostro Festival di Napoli. A chi sarebbe rivolto oggi un Festival di Napoli? Quale sarebbe la sua platea di riferimento? Si tratterebbe di una platea tale da interessare la Rai o meglio ancora grossi sponsor?

Ma ancor prima di arrivare al target e agli investitori, facciamo un passo indietro nelle celebri 5 W: who? What?

Quali sarebbero i protagonisti di un festival di Napoli? E cosa dovrebbero cantare? Dovremmo crogiolarci intorno alla bellezza di Era de maggio (vedi ‘Napoli prima e dopo’ o ‘Viva Napoli’) o pensare a una gara tra brani inediti in napoletano? In quanto ai protagonisti, non pensate che ai Sannino, ai Colella, ai Tommaso Primo dovremmo augurare di varcare i confini locali nell’immaginario collettivo?

Tornando alle questioni gestionali, un altro brutto vizio dei Manager Culturali è osservare modelli di riferimento validi (oggi) per provare ad applicarli, dunque potremmo esaminare esempi virtuosi come l’Umbria Jazz o la Notte della Taranta, o per restare dalle nostre parti il Pomigliano Jazz Festival, kermesse apprezzatissime dagli amanti dei rispettivi generi (a proposito di target) e finanziate sia dal pubblico che dal privato, ma che certamente non hanno l’eco mediatico del Festival di Sanremo.

E allora che ne direste di un Festival delle tradizioni musicali del Mediterraneo con Napoli tra le protagoniste? Parliamone!

In conclusione, il nostro scopo non è quello di demolire in toto, a priori, l’idea di una Napoli protagonista musicale di una kermesse di valore, ma di invitare a rifletterci un po’ su e di allontanarci dalla presunzione che siamo i più bravi e i più belli ed è sempre colpa di un male oscuro superiore se non siamo al centro della scena mediatica nazionale.

di Mimmo Matania

(1) ANTONIO SCIOTTI, Enciclopedia del Festival della Canzone Napoletana 1952-1981. Luca Torre Editore, 2010.

(2) PASQUALE SCIALO’, Storia della Canzone Napoletana 1932-2003 vol. II, Neri Pozza Editore, 2021. (Scopri di più)

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Comments (1)

  1. Pasquale Scialò
    Febbraio 15, 2022

    Carissimo dott. Matania,
    grazie per i suoi spunti di ragionamente che ondivido e potrebbero essere ulteriormente approfonditi.
    Ne aggiungerei solo uno, molto impopolare: la convinzione che la formula “festival” non funziona più, è consunta per l’accelerazione del web. È una concezione superata anche per Sanremo che difatti riempie le serate con pistolotti politicamente corretti, ospiti di varia provenienza, pillole di educazione civica scadute e usurate, se non addirittura controproducenti e con negativi effetti collaterali. Il vero tema è cosa intendaimo, in senso inclusivo, per canzone/musica napoletana contemporanea? In che modo sostenerla nella produzione e nella promozione?

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